un cerchio

di Mahashakti Marcella Alinovi

 

La prima volta che sedetti in un cerchio(1998) la mia emozione fu grandissima: qualcosa di simile a una profonda nostalgia, come ritrovarsi a casa dopo un lunghissimo esilio e provare dolore per il tempo perduto in attesa di quel ritorno, di quel ritrovarsi. (...) Essere in un cerchio con altre persone è un'esperienza straordinaria: è veramente un'occasione preziosa e unica per essere in contatto con i propri fratelli e sorelle, perché esattamente questo divengono coloro coi quali sediamo, tutti sullo stesso piano, in uno spazio e atmosfera in cui nessuno è più in alto o più in basso, in cui ciascuno ha eguale valore, eguali meriti. Punto cruciale è l'assenza di giudizio, che fa sì che ciascuno possa esprimere la propria verità senza timore, appunto, di essere discriminato per questa. E' esattamente quello di cui abbiamo bisogno per aprirci, fiducia nel fatto che essere se stessi non comporti conseguenze dolorose. Al contrario, in un cerchio la “guarigione” di uno è la “guarigione” di tutti: e uso il termine guarigione proprio perché possono essere compresi e risolti molti dei “mali” che affliggono le nostre relazioni, con noi stessi e gli altri. Il Mitakuye Oyasin, la nostra relazione con tutto ciò che ci circonda, può essere purificata dall'accettazione dell'altro, dalla reciproca comprensione, in una relazione che (guarda caso...) diviene circolare. (continua)

 

OIC: le tesi