dalla competizione alla cooperazione
Arshad Moscogiuri, codirettore della Osho Circle School, poco dopo aver pubblicato "La psicologia dello Zorba", ha portato a termine un nuovo progetto editoriale, un eboook, con un tema che sembra completamente differente: "Fukushima Global Warming e Competizione". La cosa mi ha incuriosito e gli ho chiesto di scrivermi perchè questo argomento è importante. La sua risposta mi è piaciuta molto, tanto che gli abbiamo dedicato le colonne dell'Osservatorio Terra.
Osho Times, Marzo 2014, pagg. 4-5
Se sei un essere umano che ha la fortuna di vivere in quella parte del mondo dove è possibile averne il lusso, quando pensi al pianeta avverti generalmente un senso di forte preoccupazione e, allo stesso tempo, di impotenza. La Terra è inquinata, l'atmosfera surriscaldata, il clima impazzito e tu non sai che fare. Puoi fare scelte più o meno ecologiste, rispettare e amare la natura, ma ti rendi conto che, nonostante ogni tuo possibile sforzo, resti inevitabilmente coinvolto in un sistema globale di sfruttamento e distribuzione delle risorse tendenzialmente suicida.
Se cerchi di informarti, è un duro lavoro. Devi passare in mezzo alle paludi del copia-incolla del web, distinguere tra falsificazioni scientifiche, negazionisti e allarmisti, ottimismi ingiustificati e pessimismi apocalittici. Se pensi a cosa puoi fare, a qual è il tuo ruolo, alle possibili alternative, ti senti in un vicolo cieco. Eppure, è evidente che lo stato di salute della terra, dell'aria e dell'acqua è un argomento di estrema, vitale importanza per ognuno. Sia per chi se ne preoccupa sia per chi gira la testa dall'altra parte. Si tratta di una questione cruciale per la specie umana stessa, nonché per altre specie viventi.
L'importanza, dunque, è innegabile; quello che però mi ha spinto a scrivere questo libro è la possibilità di individuare e praticare una via d'uscita da una situazione che appare in stallo.
Il primo passo consiste nell'informarsi correttamente. Intendo un'informazione che sia in grado di farti percepire un quadro completo della situazione, che risponda a domande fondamentali e che metta in relazione tra loro fatti, tempi e dati.
Solo per fare qualche esempio, se molti hanno sentito parlare delle grandi isole di plastica che sono negli oceani, pochi sanno cosa sono davvero. Lo stesso si può dire per la situazione nucleare, per l'incidente di Fukushima, per l'acidità dei mari e per molti altri aspetti che incombono sul nostro presente. E' noto che le acque degli oceani si stanno innalzando, ma quasi nessuno sa a quanti centimetri di invasione orizzontale delle coste corrisponde un solo centimetro di innalzamento verticale dei mari.
Inoltre, ognuno degli aspetti che riguarda il pianeta si intreccia con tutti gli altri. Ogni effetto si concatena a nuove cause, mentre la poca informazione di cui disponiamo è rigorosamente a compartimenti stagni.
Collegando i vari compartimenti, si riesce a ottenere una visione d'insieme che aiuta molto a chiarire i meccanismi in atto. Comprendiamo così che la nostra specie, nel corso della sua evoluzione, sta rimanendo incastrata in un gioco dal quale pare impossibile uscire. E' il gioco della competizione totale, dove nessuno può mollare la presa, nemmeno per un attimo.
Viviamo in culture competitive, siamo educati alla competizione, che è il totem delle nostre economie, società e governi, giustificato dalla credenza che proprio la competizione sia stata la ragione della nostra evoluzione, grazie alla legge del più forte. Una legge che non ha fondamento scientifico alcuno, contraddetta da evidenze continue: per l'evoluzione delle specie conta infatti di più la capacità cooperativa che non quella competitiva. Eppure, ogni volta che pensiamo o che sentiamo dire frasi come "il mondo è duro", "la vita è una lotta", "solo i più forti ce la fanno", aggettivi come "vincente" o "perdente", stiamo ragionando, agendo e comunicando in base a questo tipo di forma mentale. La società è vista come un campo di battaglia, dove non fidarsi di nessuno, dove chi fa da sé fa per tre, dove la paura è motore dell'inconscio e delle azioni che intraprendiamo.
Bloccati da questa paura, ci si sente impotenti, prigionieri di ingranaggi che non possiamo arrestare.
Qui sta il punto. Prendendo spunto dalla teoria dei giochi, un sistema di analisi scientifica in grado di prefigurare lo sviluppo delle interazioni tra diversi singoli e insiemi, si comprende come un cambio di paradigma sia auspicabile e possibile, e qual è il nostro stesso ruolo nel gioco affinchè questo, da competitivo, diventi cooperativo.
Detto così sembra difficile, ma non lo è affatto: è la storia del gioco e della candela.
Durante il Medio Evo, così come oggi, i carburanti fossili costavano cari. Quando, al calar del sole, le abitazioni cadevano nelle tenebre, per dispensare un po' di chiarore si usavano lampade a olio e candele. Per le classi meno agiate la luce era fioca: l'olio era per i ricchi, e si cercava di fare un parsimonioso uso delle candele, più economiche ma comunque per molti quasi un lusso. Così, se i frequentatori delle taverne volevano rimanere di sera per bere e giocare a carte, dadi o altri passatempi prevalentemente d'azzardo, era uso comune portarsi una candela oppure lasciare un obolo per coprirne le spese.
Se un giocatore passava ore al tavolo ma vinceva somme ridicole, si soleva commentare che il gioco non era valso la candela, da cui deriva il noto detto.
Ora, tutti noi stiamo partecipando a un gigantesco gioco d'azzardo globale, ma nessuno sa quanto costa la candela. Quindi, il nostro ruolo è quello di essere informati e informare sul costo della candela, comprendendo che se per qualcuno le vincite sono molto alte, per la quasi totalità dei player, considerando i sette e più miliardi di abitanti del pianeta, ci sono invece perdite incalcolabili, come la vita stessa, la dignità o la liberta individuale.
Facendo la media, è opportuno valutare che il gioco non vale la candela.
Può questa consapevolezza cambiare qualcosa?
La risposta è sì, solo questa consapevolezza può farci cambiare gioco.
Gli scienziati e gli analisti la definiscono magical thinking: quando un numero critico di individui è informato correttamente sulle regole del gioco, si verifica un cambio spontaneo e apparentemente inspiegabile, da cui appunto l'aggettivo "magical".
E' per questo che ho scritto il libro: per informarci, in maniera chiara, semplice e diretta, e per stimolare il ruolo e la responsabilità di ognuno di noi.
Perchè si tratta di consapevolezza, di consapevolezza unitaria, che unisce la coscienza individuale con quella sociale e con quella ambientale.
L'ho scritto pensando che non siamo in molti a poter giocare il ruolo decisivo di un cambio di paradigma. Metà del mondo lotta per la sopravvivenza, e non può permettersi di stare a pensare al pianeta. Nell'altra metà, tolti i bambini che erediteranno ciò di cui ora non possono prendersi responsabilità, chi rimane? Ci hai mai pensato davvero? In quanti saremo che possiamo fare qualcosa, che abbiamo la possibilità di informarci e informare?
E' questo che intendo. Se non noi, chi? Se non ora, quando?
“Ci deve essere una cooperazione quando cogli una mela dall'albero e la mangi; ci deve essere una profonda cooperazione tra te e la mela. Altrimenti, la mela creerebbe problemi al tuo corpo. Se ci fosse un conflitto, combatterebbe con te. Non si potrebbe mai permettere di essere assorbita dal tuo corpo, rimarrebbe nemica. Ma, semplicemente, si dissolve dentro di te, diventa il tuo sangue, diventa le tue ossa, diventa la tua carne.”
Tratto da: Osho,"The Beloved", vol. 2, cap. 4