life-style e forza creativa

Quando parliamo di life-style possiamo intenderlo in diversi modi.
Per qualcuno corrisponde alla conquista di un posto migliore in società.
Per altri al successo, alla ricchezza economica, al potere o al prestigio.
Per altri ancora, a gestire le proprie contraddizioni con dei compromessi.
Per percorrere questa strada basta farsi poche domande, rinunciando a buona parte della propria intelligenza e capacità critica. Si sostituiscono dei sistemi di credenze con altri e si rimane nella stessa inconsapevolezza di prima, solo vestita a festa.
Altre persone, invece, sentono chiaramente che il solo adattarsi alla società non basta, non soddisfa la propria vita. Vedono che la società è essenzialmente malata, e comprendono che anche chi è adatto alla società è malato a sua volta. Vogliono crescere al di là della massa e del collettivo.
In realtà, lasciar andare illusioni, convincimenti e condizionamenti non è un'opera di costruzione, bensì di suprema distruzione.
Non si tratta di cambiare un vecchio vestito con uno nuovo e diverso. Questo è un processo indolore e addirittura gratificante per l'ego.
Si tratta di avere il coraggio di spogliarsi del tutto, e lasciar cadere pezzi e pezzi del nostro stesso ego. Il che è una cosa a volte dolorosa, totalmente destrutturante.
Non è una conquista per un posto migliore: si tratta di una vera e propria rivoluzione.
Terapia umanistica, gruppi esperienziali, workshop, training, corsi, coaching, etc... -rispondono sempre più alla crescente domanda di persone "sane", cioè non affette da patologie specifiche, che vogliono semplicemente migliorarsi. Le opportunità si moltiplicano, il mercato ha molte offerte, all'individuo contemporaneo sono disponibili tante opzioni, tante quante non se ne sono mai viste. La fiera della Nuova Era è piena di stand, ognuno promuove ricette di benessere. Come in tutte le fiere, ci saranno buone proposte, alcune ottime, qualcuna delirante, altre in malafede.
Per chi vuole davvero lavorare su di sé, nel senso pieno del termine, non c'è che da scegliere. Per guardare dentro il proprio essere, per rilasciare repressioni e tensioni, per avere visioni diverse, lasciar accadere altre combinazioni e camminare nuove strade.
Quando queste non includono la meditazione, però, potranno portare a miglioramenti, ma non a rivoluzioni. Perché la reale trasformazione interiore non è la loro méta, l'esperienza dello stato non-analitico dell'essere non rientra nel programma. E così la direzione rimane confusa, le potenzialità sopite, l'osservazione offuscata.
Qualsiasi percorso di autoconoscenza, senza la meditazione è come un uccello con un'ala sola: non vola, rimane a terra e gira in tondo. Ha l'illusione di andare da qualche parte, ma i suoi sforzi sollevano solo polvere e piume, e ciclicamente torna a trovarsi al punto di prima. In più, spennato.
Il percorso ha senso se è una ricerca della strada per uscire dall'inconsapevolezza, non per trovare un posto più comodo nell'inconscio stesso.
Si tratta di riconoscere che abbiamo potenzialità sopite e innate, e trasformare se stessi per lasciarle fiorire. Di avere il coraggio di operare dei cambiamenti, anche radicali, che supportino la nostra visione, i nostri intenti, il nostro sentire più profondo. E' solo lasciando andare false sicurezze che si può correre il rischio di aprirsi al nuovo, contattando la propria forza creativa.
Il life-style, in questo caso, diventa la vita che vogliamo e possiamo vivere, non un sogno preso a prestito da modelli di consumo.
Lo stile di vita è come un vestito fatto da un sarto: l'abito deve essere su misura per la persona, non la persona conformarsi al taglio dell'indumento.
Molto spesso, il non riuscire a conformarsi alla società non è sintomo di carenze interiori, ma di vera e propria intelligenza. Non è l'individuo che non va bene per la società: è la società che non va bene per l'individuo.
Questo pianeta è pieno di persone che provano un impulso più o meno consapevole a sbocciare in Buddha. E' colmo di individui che cercano qualcosa di realmente diverso e significante per la propria vita, che hanno smesso di credere alle favole, che percepiscono il profumo di nuove opportunità nell'aria e che ne inseguono tenacemente la traccia. Di ribelli che non sanno come vivere la loro rivoluzione. Di meditatori che hanno perso il contatto con la natura e con l'altro. Di esseri umani che realmente desiderano vivere in amore, verità e amicizia. Di persone intelligenti che non riescono a trovare uno sbocco alla loro genialità. Di idealisti che sono rimasti vuoti dalla delusione della propria illusione. Di uomini e donne meravigliosi che non hanno ancora conosciuto un attimo di silenzio cosciente della mente.
A tutti costoro è rivolto il lavoro di Trasformazione delle Separazioni Fondamentali.
Non perché imparino a sopravvivere meglio, a gestire i compromessi, ad avere successo.
Perché contribuiscano, ognuno con le proprie insostituibili qualità di individuo, a una guarigione comune: personale, collettiva e del pianeta.

(parzialmente tratto da "La psicologia dello Zorba", di Arshad Moscogiuri)

 

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