la vecchia ricerca dell'uomo nuovo

Articolo di Arshad Moscogiuri, 2013

Uomo nuovo? Ma no, prima di tutto facciamo umanità nuova, giusto per includere anche le donne, stavolta. D’altronde, se si vuole intendere qualcosa di nuovo bisognerà pur iniziare a definirlo in un modo che non sia vecchio.
Chiariti i presupposti, ci domandiamo: che vuol dire nuova umanità? Dov’è? C'è già oppure la stiamo aspettando? Deve ancora arrivare, è un avvento di qualche era? Si tratta di un cambio dimensionale? E’ forse una modifica del DNA? E se arriva, dopo quanto tempo la nuova umanità diventerà vecchia? Ha una scadenza, va a male? Soprattutto, come la chiameranno quelli che verranno dopo? L’antica nuova umanità?

Ogni ricerca porta con sé il retrogusto della paura; l'ignoto infatti ci attrae e al contempo spaventa.
L'evoluzione sembra essere comunque un impulso intrinseco alla natura tutta, di cui siamo ben parte. Forse è questo che ci ha dato lo stimolo per affrontare il terreno, una volta scesi dagli alberi. Che ci ha dato animo di avvicinarci al fuoco, nei freddi inverni dell'alba dell'uomo. La stessa forza di crescita che ha portato a tante conquiste nel mondo esteriore ha continuato anche a tirare verso l'evoluzione interiore. Ma, nel nostro caso, la paura ha iniziato a tirare l'altro capo della corda, in direzione opposta.
Cosa sarebbe accaduto se avessimo continuato a temere il fuoco materiale quanto quello spirituale? Al freddo, privati della possibilità di trasformare materia e cibi, senza il fuoco saremmo rimasti a un livello piuttosto primitivo. Questa è la diffusa situazione interiore: quella di veri e propri cavernicoli dell'anima, che fuggono terrorizzati dal bagliore delle fiamme.
Anche se oggi il fuoco non ci spaventa più, questo non significa che quando accendiamo un bel falò ci mettiamo a ballare sopra la pira. Non abbiamo eliminato la paura del fuoco, non abbiamo finto che non ci fosse. L'abbiamo sostituita con il rispetto, dopo la comprensione. Abbiamo capito che il fuoco è un gran potere, e che può essere molto pericoloso. Ma che, con la dovuta cautela e coscienza, lo stesso fuoco può essere un validissimo alleato. A partire da una simile realizzazione, l'uso di questo potere naturale ci ha reso immensamente più comodi, forti, sani e sicuri.
Questo valga anche per il fuoco di dentro: se prescindiamo dalle nostre paure, possiamo solo simulare un'evoluzione. Se le ottundiamo con mediocrità, psicofarmaci o mantra non facciamo un favore alla consapevolezza. Ci serve la conoscenza di ciò che ci spaventa affinchè la paura non sia combattuta, ma lasciata cadere. Abbiamo bisogno di uscire dalla cantina, non di scappare via e cementare la porta. In cantina ci sono tutti i pezzi della nostra storia: i giocattoli dell'infanzia, le foto della gioventù. Lì sotto troviamo i condotti di scarico, i tubi dell'acqua, la caldaia e le fondamenta, tutto ciò che rende solida e funzionale la nostra casa. Nel nostro piano di sotto, nella parte definita istintuale, inconscia e subconscia dell'uomo, ci sono le stesse risorse: i nostri tubi di scarico, energetico e fisico; i nostri condotti di liquide emozioni, la fiamma dell'energia vitale e il basamento del nostro essere. E' su queste fondamenta che si costruisce e innalza il nuovo, non sospeso per aria.
Dunque: buona parte di noi è in cantina, quasi al buio, e non ha idea dei piani superiori. Lotta per avere un po' più di spazio e un po' più di briciole, oppure si rassegna al destino.
Altri cercano un posto più confortevole, magari su un vecchio materasso che rivendicano come traguardo.
Alcuni negano di trovarsi nello scantinato, persuasi che il loro atteggiamento sia una specie di ascensore che li porterà in salotto, elevandoli di stato.
Altri ancora stanno sognando e meditano al buio, cercando invano nelle tecniche quel che si trova nella verità.
Il buon padrone di casa cercherà invece di mettere una lampada, vedere cosa c'è lì sotto. Farà un po' di pulizie e di ordine, butterà via le cose vecchie e inutili. Terrà efficiente il riscaldamento, saprà dov'è il quadro elettrico, provvederà a svuotare i pozzi neri. Troverà uno spazio per tenerci i vini pregiati e i cibi migliori, e quando i suoi ospiti lo vedranno scendere in cantina non saranno intimoriti. Sapranno che tornerà a mani piene, con delle cose veramente buone per tutti, con un brindisi, con un ricordo toccante.

La ricerca è quella passione per la comprensione che vive o dorme dentro di noi.
L’uomo nuovo, la donna nuova, sono sempre esistiti e sono sempre nuovi, perché si rinnovano in ogni momento proprio attraverso questa passione. Una rinnovabilità latente che occorre però destare personalmente, con il proprio intento e volontà, con onestà e amore. Soprattutto occorre conoscere e ripulire la cantina, per liberarsi dalle catene delle proprie paure e separazioni.
Poiché non è l'elargizione di un dono divino, non si tratta di una conseguenza dei tempi e nemmeno di un bonus evolutivo. La nuova umanità è l’avventura di una responsabilità individuale che si allarga a quella sociale e ambientale, in un insieme del quale riconosce essere parte.

 

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